Udenti e non udenti diventano visibili: un’intervista a Johanna Kohn

Johanna Kohn, professoressa specializzata in terza età, lavoro biografico e migrazione alla FHNW (Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale), e Simone Girard-Groeber, ricercatrice nel settore della sordità alla FHNW, hanno lanciato un progetto particolare invitando persone udenti e non udenti a un caffè narrativo. Johanna Kohn racconta di questo incontro interculturale.

 

Intervista: Anina Torrado Lara

Come ha avuto l’idea di organizzare caffè narrativi in cui l’ascolto reciproco rappresenta una sfida?

Johanna Kohn: L’idea è stata di Simone Girard-Groeber. Voleva rendere possibile l’incontro interculturale tra udenti e non udenti e vedere come interagisse il gruppo durante la conversazione. Ci è stato possibile ascoltare e raccontare grazie a due interpreti della lingua dei segni. È stato impegnativo più o meno come quando a comunicare sono persone di diverse lingue madri e culture.

In che senso l’incontro tra udenti e non udenti è stato “interculturale”?

Gli incontri sono stati interculturali da molti punti di vista: in ogni cultura si condividono lingue comuni, determinati comportamenti, abitudini, regole, rituali e storie. In Svizzera udenti e non udenti vivono nello stesso contesto, ma hanno linguaggi, storie, forme di interazione ed esigenze diversi. Inoltre le persone non udenti sono di per sé “bi-culturali”: da un lato fanno parte della cultura delle/degli udenti, ma dall’altro utilizzano anche la lingua dei segni e si sentono appartenenti alla cultura delle/dei non udenti.

Che cosa caratterizza la cultura delle/dei non udenti in Svizzera?

Per capirlo basta dare uno sguardo alla storia delle persone non udenti in Svizzera: molte/i delle/dei non udenti di una certa età hanno dovuto lasciare presto la casa natale e crescere nei pochi convitti per non udenti della Svizzera. In quel contesto la lingua dei segni era spesso proibita e le/i non udenti venivano punite/i se la utilizzavano. Con grandi sforzi dovevano imparare ad articolare i suoni e a leggere il labiale. Spesso potevano comunicare tra loro nella lingua dei segni solo di nascosto. Tutto questo lascia il segno. Le persone udenti della Svizzera non hanno questo trascorso, hanno molte altre esperienze. Mentre per le/i non udenti, da minoranza, la vita bi-culturale è la quotidianità, per le/gli udenti del caffè narrativo essere una minoranza nella cultura delle/dei non udenti è stata piuttosto una novità.

Per le/i non udenti le pari opportunità oggi sono migliorate?

Si è già fatto qualche passo avanti. Per esempio vengono tradotte più informazioni nella lingua dei segni. Ma proprio nel campo dell’istruzione ci sono ancora disparità enormi. Questo si riflette anche nelle decisioni lavorative. Abbiamo affrontato questo tema al caffè narrativo. Molte/i non udenti dicono di dovere combattere una continua “lotta per la visibilità”. A partire già dalla scelta professionale: di primo acchito, moltissime attività appaiono “impossibili”.

Le persone udenti sono davvero impacciate nell’interagire con i non udenti?

Non direi “impacciate”, ma forse inizialmente “mute” e “straniere” in una cultura nuova. Forse c’è sì un contatto, ma molto superficiale. Discussioni approfondite sono possibili solo se le/gli udenti padroneggiano la lingua dei segni o se sono presenti interpreti. Anche il caffè narrativo l’ha dimostrato: è stata necessaria una buona preparazione per rendere lo scambio interculturale possibile per tutte/i e trasformarlo in un’esperienza di arricchimento reciproco.

Ci può dare qualche indicazione in anteprima sui risultati?

Non voglio anticipare molto per ora, ma i caffè narrativi hanno suscitato l’interesse di tutte le persone coinvolte a proseguire su questa strada. Hanno incoraggiato le/gli udenti ad accettare di non capire nulla all’inizio – ma poi di vivere un incontro che arricchisce molto. E hanno lasciato spazio alle/ai non udenti per rendere visibili “ad alta voce” le loro esperienze e il loro mondo. I risultati e la guida per lo svolgimento di “caffè narrativi inclusivi” con udenti e non udenti è disponibile qui online.

 

La serie di caffè narrativi con udenti e non udenti

La serie di caffè narrativi è stata organizzata a Zurigo nel 2020 dalla Rete caffè narrativi con la Federazione Svizzera dei Sordi, la Fondazione Max Bircher e l’Associazione Sichtbar Gehörlose (non udenti visibili). Oltre a Johanna Kohn e Simone Girard-Groeber erano presenti anche due interpreti nonché partecipanti e moderazione udenti e non udenti. Nel 2021 le conoscenze acquisite tramite i caffè narrativi e le interviste con le persone coinvolte sono confluite in un rapporto sulla comunicazione nei caffè narrativi interculturali e in una guida con consigli.